Dimora Oz



exhibition

IN PIEDI DAVANTI LE ROVINE/ORIGINI
13 Marzo 18.oo
In Piedi Davanti le Rovine presentato per il laboratorio ORIGINI di Dimora OZ, rielabora la poetica del ritorno, in una serie di lavori sospesi fra affermazione dell’identità e ricerca della stessa. Georges Salameh, artista grecolibanese, racconta il vissuto (negato) nei periodi della guerra civile libanese, tramite un “eyes wide shut”, ricostruendo il reale tramite una narrazione immaginifica degli scorci di Beirut, reinterpretando materiali e racconti familiari. Il titolo del progetto prende spunto dalle opere di Imru'l Qais, un poeta arabo preislamico che cantava le rovine dei paesi abbandonati e devastati dalle lotte tribali. Il progetto vede quindi la realizzazione di un processo riflettente e parallelo, dove a sua volta Salameh racconta la crisi greca, con alcune foto che ritraggono un’altra città negata, sconvolta e trascesa: Atene.

LET US STOP AND WEEP/ORIGINI

March 13 at 6pm
'Let us Stop and Weep' presented to the laboratory ORIGINI by Dimora OZ, reworks the poetics of return, in a series of works suspended between affirmation of identity and search thereof. Georges Salameh, a greek-lebanese artist, recounts the experience (denied) during the Lebanese civil war, through an 'Eyes Wide Shut', reconstructing reality through narrative and imaginative glimpses of Beirut, reinterpreting materials and family stories. The title of the project is inspired by the work of Imru'l Qais, a pre-Islamic Arab poet who sang the ruins of abandoned villages, devastated by tribal conflicts. The project is therefore the creation of a reflective and parallel process, in which Salameh tells the Greek crisis with some pictures that portray another denied city, shocked and transcended; Athens.

 archive materials



work in progress + Dimora Oz

"office" installation



opening night by Patrycja Stefanek


opening night by Rabih Bouallegue



Press





workshop

DEPRESSION ERA/SPLEEN
14_15 Marzo 10.oo 17.oo
Georges Salameh: Storytelling, reportage e laboratorio sulla fotografia greca contemporanea nel frangente della crisi che sta decidendo le sorti dell’Eruropa.
20€ a persona, numero di posti limitati.
Prenotare su infodimoraoz@gmail.com o chiamare Patrycja Stefanek 3898773918 Andrea Kantos 3408966376
Dimora Oz, via Sant’Agostino 31, Palermo
14_Marzo
10:00_12:00 Introduttivo/Spleen;
13:00_17:00 Depression Era
15_Marzo
10:00_12:00 Sedimentazione;
13:00_17:00 Visione del portofolio dei partecipanti






materials


photo by Marisa Polizzi 

photos by Paolo Caravello




photos by Yousif Latif Jaralla


projects & portofolio reviews

photography project "Phaedrus" by Andrea Cattano

"...Cock, suck it" (suca gallo) Palermo, Zen 2 district – 2005/2008.


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handmade bound book "A E R E A" by Vittoria Cafarella


Questo libro fotografico è stato progettato in occasione del centenario della Grande Guerra, in seguito all'invito della Fondazione Zucchelli di Bologna.

Ho scelto di costruire un tessuto che si snoda attraverso le pagine come un territorio in cui la vita umana è apparentemente assente. Le immagini sono segmenti delle città un attimo prima - o un attimo dopo - che avvenga il bombardamento e la strage abbia inizio. 
" Una volta ho sentito un ex bombardiere raccontare che dal suo oblò nella cabina posteriore si poteva ancora vedere Colonia in fiamme, mentre l’aereo stava già sorvolando la costa olandese: una chiazza di fuoco nell’oscurità, simile alla coda di una cometa immobile." W. G. Sebald


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Performance/installazione sul senso di comunità "Meetings" by Patryja Stefanek

La video installazione propone i gesti e le porzioni di una tavola imbandita che rimandano non tanto alle tradizioni festive quanto al valore semplice della condivisione e dello spirito di comunità.Il video infatti, è stato realizzato con vicini del luogo che sono stati resi partecipi dell’evento. Essendo Dimora Oz un progetto di Placemaking, una pratica che ha riattivato un luogo facendolo vivere con un piano specifico di incontri e eventi, è sembrato giusto e significativo portare la “relazione” instaurata con i vicini all’interno del progetto stesso, incrementando il lavoro sulla comunità che Patrycja Stefanek ha portato avanti in questi ultimi anni con una ricerca che spazia dalla performance alla public art.



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poem & music "a picture of my soul" by Misia Lo Bianco

"Una pietra che rotolata dai capricci della gravità, traccia un solco.
Il vento che soffia incessante plasmando le dune.
La goccia d’inchiostro che impregna il foglio.
Erosioni, trascinamenti, impatti, marchi, tratti..."


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photography project "Kairos" by Paolo Caravello

"Colgo nella materia inerte del marmo e della pietra, un essenza umana, un’anima, intimamente legata al sentimento addolorato e misterioso che accompagna la Morte..."


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project "Luogo Comune" by Lusiana Libidov

"Avere un luogo significa avere uno spazio per esistere, è avere un’identità..."


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photography project "Atti Quotidiani" by Dario Corso

"Arrivano e vanno via come passeggeri di un treno alla stazione della giornata di sempre. 
Messi in fila come i battiti del metronomo che detta il ritmo delle nostre giornate.
Fermarli tra gli scatti è un po’ come celebrarli..."



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photography project "l’altra Ballarò" by Antonio Migliorino

"Frammenti sovrapposti è la mia visione di Ballarò
Mi sono allontanato dal centro caotico
Ho tappato le mie orecchie
ed ho visto pezzi di storia sovrapposti
Architetture spontanee
Antichi palazzi privi di vita
ho visto l’altra Ballarò"

   

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Installation / Performance project "Charon" by "Claudia Di Gangi"

"The participants, after paying two coins of any value and currency, are invited to enter one by one inside the small structure of black cloth, in strict silence, to receive a food supply. The participant can choose among 22 proposals, number symbolically connected to the major arcane. Once chosen the portion, he/she will find an anonymous message collected around (just before the show) by the artist from people wandering on the main streets of central Palermo."

photo by Patrycja Stefanek

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photography project "the other half" by Masiar Pasquali

"I'm half Italian and half Iranian, born and raised in Italy. When I was 9 years old, my parents divorced and shortly after, my mother returned to Iran. The last year I decided to take a trip to Tehran to meet my mother and half of my family for the first time after 15 years..."